IL CHINOTTO DI SAVONA

UNA PIANTA PARTICOLARE

Il Chinotto di Savona,  da tre generazioni  è coltivato dalla azienda agricola  Parodi Alessandro nell’entroterra di Final Borgo.

L’ORIGINE DEL NOME

Il nome scientifico del Chinotto di Savona è Citrus Aurantium varietà amara e subvarietà sinensis e pare derivi dalla mutazione avvenuta nel tempo ed in modo del tutto naturale, dall’arancio amaro. Una delle prime fonti storiche del chinotto risale al XVII sec.
Viene denominato Aurantium Sinense nel 1646 da Giovanni Battista Ferrari che descrive il chinotto come un agrume che “ha una minima parte di polpa, il corpo più interno contiene riunite nove o dieci spicchi aranciati, gradevolmente acidi, privi di semi.” Colpisce che già nell’Italia del XVII sec. si conoscesse questo agrume senza semi.

LA PIANTA DEL CHINOTTO

La pianta del Chinotto è un agrume sempreverde non più alto di 3-4 metri, su cui si sviluppa un’incredibile ricchezza di fiori bianchi e profumati, a grappolo.

Il frutto del Chinotto di Savona è compatto, sferico e appiattito alla base, dalle dimensioni non più grandi di un mandarino, dal colore verde brillante che con il tempo vira all’arancio. La buccia del Chinotto di Savona è sottile, molto profumata e ricca di sostanze aromatiche e digestive.

DOVE SI COLTIVA

Questa particolare varietà di agrumi si coltiva produttivamente solo in Liguria, in una ristretta zona costiera della provincia di Savona tra i Comuni di Varazze e Pietra Ligure, sino ad un’altitudine massima di 300 metri sul livello del mare.

QUANDO SI RACCOGLIE
La raccolta del Chinotto di Savona avviene da metà settembre a metà dicembre. Deve essere fatta rigorosamente a mano con l’utilizzo di apposite forbicine senza punta per non rovinare i teneri e fragili rami della pianta.

CURIOSITÁ SUL
CHINOTTO DI SAVONA
Esistono diversi tipi di chinotto, quello di Savona presenta evidenti differenze morfologiche con altre varietà coltivate nel bacino del Mediterraneo, come ad esempio il mirtifoglio.

La principale diversità riguarda il fatto che il Chinotto di Savona, al contrario del mirtifoglio, è senza semi (qualora ne abbia sono pochi e piatti) e questa caratteristica agevola numerose operazioni per la trasformazione.
Un’altra differenza riguarda invece la dimensione delle foglie: nel mirtifoglio sono piccoline, mentre nel chinotto sono di dimensioni maggiori. Infine, nel Chinotto di Savona la buccia è molto sottile mentre nel mirtifoglio è spessa e ruvida.

VITAMINA C

Un’importante differenza da evidenziare fra il mirtifoglio e il Chinotto di Savona riguarda la quantità di vitamina C che i due agrumi contengono nella stessa fase di maturazione: il mirtifoglio si attesta ad un valore di 42 mg/Kg mentre il Chinotto di Savona raggiunge i 332 mg/Kg.


il Chinotto di Savona, dopo il limone, è l’agrume che contiene più vitamina C?
Infatti, nei secoli passati i chinotti venivano consumati dai marinai (durante le lunghe traversate transoceaniche) per combattere lo scorbuto, malattia causata da carenza di vitamina C, frequente e molto spesso mortale.
Nel 1800 la Royal Navy (marina militare britannica) comprava a Savona i barili di chinotti conservati in acqua di mare.

LO SAPEVI CHE…

Nel XIX sec. la produzione di chinotti era talmente insediata e importante nel territorio savonese che il 10 luglio 1887 venne costituita una società dei produttori di chinotti che arrivò a contare ben 152 soci.
Trattandosi di un prodotto destinato alla canditura il Chinotto di Savona era venduto a numero e secondo una grammatura e un diametro prefissato.
Il diametro veniva misurato facendo passare i frutti attraverso anelli di diverse dimensioni.

I PRODOTTI A BASE DI

CHINOTTO

I PRODOTTI A BASE DI

CHINOTTO

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DAL 2004 UN IMPEGNO COSTANTE

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Slow Food è un’associazione internazionale non-profit, conta 100 000 iscritti, volontari e sostenitori in 150 Paesi, 1500 Condotte – le sedi locali – e una rete di 2000 comunità che praticano una produzione di cibo su piccola scala, sostenibile, di qualità.

Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food opera per promuovere l’interesse legato al cibo come portatore di piacere, cultura, tradizioni, identità, e uno stile di vita, oltre che alimentare, rispettoso dei territori e delle tradizioni locali.

Il motto di Slow Food è buono, pulito e giusto. Tre aggettivi che definiscono in modo elementare le caratteristiche che deve avere il cibo. Buono relativamente al senso di piacere derivante dalle qualità organolettiche di un alimento, ma anche alla complessa sfera di sentimenti, ricordi e implicazioni identitarie derivanti dal valore affettivo del cibo; pulito ovvero prodotto nel rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente; giusto, che vuol dire conforme ai concetti di giustizia sociale negli ambienti di produzione e di commercializzazione.

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